Menziono solo questo sito tra tutti quelli visti perche’ solo poche altre volte nella mia vita mi e’ capitato di provare delle fortissime emozioni come quelle di oggi; eppure non era la prima volta che lo visitavo! Conosciuto anche come Boudha, questo sito religioso prettamente buddista, era famoso gia’ piu’ di 400 anni fa per essere un’importante santuario di pellegrinaggio per le carovane provenienti dal centro Tibet verso l’India e viceversa. A tutt’oggi, dopo l’invasione cinese in Tibet, resta il tempio piu’ frequentato dai fedeli Tibetani in esilio tra Nepal ed India; ai lati dello Stupa ora sono nati diversi monasteri che ospitano migliaia di monaci/che, scuole di pittura sacra (Tangka), negozi di vario genere, e ristoranti. Tutt’attorno ai 120 mt di diametro del tempio le ruote delle preghiere girano ininterrottamente, mosse dalle mani dei pellegrini, assieme alla nenia di sottofondo delle preghiere recitate; il tutto ha suscitato in me una forte energia, tangibile nell’aria, bellissima giornata!
mercoledì 7 dicembre 2011
KATHMANDU:Boudhanath
martedì 6 dicembre 2011
KATHMANDU
lunedì 21 novembre 2011
ANNAPURNA TREKKING
Anziane donne Indiane con grande maestria eseguono henne’ sulla bianca pelle di turiste, altre pongono offerte nei minuscoli templi votivi; piccoli ometti vendono verdure e frutta fresca attirando l’attenzione con un campanello. Continuo la mia passeggiata verso Chinatown e mi sembra impossibile tutto questo ordine e pulizia, quasi dimenticavo d’essere nella sterile Singapore! Perdendomi qua e la’ tangibilissima e’ la mano del bianco coloniale degli anni che furono; molti edifici sono in classico stile Inglese, numerose le chiesette cristiane, e i parchi. Camminando e camminando e’ arrivata ora di cena, casualmente m’infilo in un ristorante cubano con musica dal vivo, dove abbonda una quantita’ di gnocca originaria dell’isola caraibica impressionante, che bel vedere… La “comida” e’ stata squisita, come poi poter dire di no a qualche Moijto? Avevo a disposizione tutta la mattinata seguente ma la pioggia era torrenziale, ho preferito spostarmi in aeroporto e visitare questa struttura a detta come il miglior aeroporto al mondo, impossibile dire il contrario! Nel primo pomeriggio parto per Kathmandu e dopo circa cinque ore mi ritrovo nella caotica capitale Nepalese; mi aspettano 27 giorni di trekking nell'area dell'Annapurna giorno seguente di buona mattina si parte con un pulmino e con la mia guida Lok dopo sei ore di viaggio raggiungo il punto di partenza .Siamo ad una quota bassissima, solo 800 mt, e per i primi quattro giorni prendiamo poca quota; camminiamo tra colline, prati, coltivazioni di riso mais e foresta tropicale, il tempo e' bellissimo cosi' come i lodge dove ci fermiamo a mangiare e dormire. Cominciamo a scorgere le prime montagne innevate dopo sei giorni, siamo a quota 2.500, il paesaggio e’ totalmente cambiato, ora restano solo macchie di coltivazioni, prati verdissimi greggi di pecore, capre e mucche oltre ai tantissimi pini. Il sentiero e’ piacevole mentre le case cominciano ad assumere il classico stile montano, sassi e legno; le persone che incontriamo sono di chiara origine tibetana. Nonostante il sole sia omnipresente l’aria si fa decisamente piu’ frizzante specie mattino e sera, la vista della montagne innevate sempre piu’ vicina. Prima d’affrontare il passo a quota 5.420 abbiamo un giorno di relax per poter acclimatare meglio; il villaggio dove ci fermiamo non e’ un granche’ in compenso offre buone possibilta’ d’escursioni e, in una di queste faccio uno straordinario incontro. Dal villaggio si vede arroccato nella montagna un minuscolo monastero, chiedo informazioni ed ho diverse risposte: si, ci abita un monaco, no e’ disabitato, viene usato solo per particolari cerimonie. A questo punto non ho chance, vado di persona, l’ascesa non e’ facile c’e un dislivello di 7/800 mt e in un’ora e mezza lo raggiungo; sono a quota 4.400, non si ha traccia di persone ma c’e un’orticello coltivato dei panni stesi e dell’acqua corrente, sento starnutire e mi trovo sotto gli occhi un’anziana monaca di circa una sessantina d’anni che gentilmente mi fa entrare. Parla un pochino d’inglese mi offre un the caldissimo poi mi dice che il Lama e’ pronto per l’udienza, Lama? Udienza?
M’accompagna in una stanzina buia zeppa di statue di Buddha, tangka e fotografie del Dalai Lama; scorgo nella penombra la figura di un vecchio monaco, Lama Tashi 95 anni da 45 vive qua. Tramite la monaca mi chiede che cosa faccio li’, rispondo che ero incuriosito del monastero e sono venuto a vedere, il Lama si fa una grassa risata poi mi chiede se voglio la benedizione per il proseguo del mio trek visto che tre due giorni ci sara’ il passo da scalare; acconsento, la monaca dice che c’e da fare un’offerta, faccio l’offerta e Il Lama comincia con il rituale, prega, mi fa poi passare un cordino colorato al collo, mi tocca la testa con un’oggetto di cuoio, prega ancora poi dice che non incontrero’ nessun tipo di problema durante tutto il tragitto. Benissimo rispondo, a questo punto s’accorge del mio tatuaggio al polso, il suo sguardo s’illumina, mi chiede di sedermi accanto a lui, parla alla monaca che sparisce e ritornera’ un paio di minutidopo con un mala e due tazze di the tibetano.Benedisce il mala e me lo passa al collo, restiamo a guardarci negli occhi senza parlare e, sembra che ci capiamo alla perfezione nonostante l’assoluto silenzio. Il sole sta per tramontare, devo ridiscendere, faccio una lauta donazione saluto ed esco; non so cosa sia successo, l’incontro mi ha messo tantissima energia in corpo!!!! Il trek riprende con i colossi quali Annapurna 2 e 4,Thilicho, Gongapurna che ci circondano, sono tutte vette che superano i 7.000 mt lo spettacolo e’ favoloso, camminando si e’ arrivati ai piedi del famigerato passo Thorong La, alloggiamo al campo base. Tra le numerosissime persone quasi tutte occidentali non posso far a meno di notare che tutti sono tecnicamente super equipaggiati, dagli scaropni alle racchette, dall’abbigliamento ai famosi cerotti sul naso, vitamine barrette energetiche, glucosio liquido, sara’ mica che ho sbagliato trek? Eppure anch’io faro’ lo stesso sentiero, ma di tutto quello niente…..4,30, si parte in un paio d’ore sono al passo ma fa freddo e tira un gelido vento, saremo a -13/15, giusto un the per giunta neanche caldo due foto e giu’ dall’opposto versante. Arriviamo al lodge prestabilito con notevole anticipo, una bella doccia calda e un’ottimo pranzo ci rimettono in forma; il primo degli austronauti arrivera’ alle due del pomeriggio distrutto ed incredulo nel vederci gia’ li’!!!! Sara’ mica stata la benedizione ……… Siamo nel Mustang, area che solo da pochi anni e’ stata aperta al turismo di massa, complice l’aereoporto di Jomson e la strada di recente costruzione. I villaggi che incontriamo lungo il percorso sono ben curati e puliti, i campi di riso ed orzo stanno dando il loro prezioso frutto ma, la vera regina e’ la mela.
Diverse sono le specie coltivate e diversi sono i prodotti che si trovano in vendita nei negozi dei villaggi; dalle mele secche disidratate al succo fresco, dal brandy al sidro, dal semplice frutto alle moltitudini varianti di dolci! Siamo al giro di boa e il programma prevede un altro giorno di stop al famoso villaggio di Tatopani (acqua calda) che vanta delle sorgenti termali; ad un prezzo ridicolo, 50 centesimi d’euro si puo’ usufruire delle due piccole piscine dove l’acqua calda sgorga ad una temperatura di 43 gradi, potevo non andarci? La giornata di relax e’ servita perche’ l’indomani l’ascesa verso il campo base dell’Annapurna ha un dislivello di 1.800 mt, il sentiero e’ molto nervoso con vari su’ e giu’ che spezzano il ritmo; sassi, radici a fior di terreno dei numerosi alberi presenti piccoli guadi ai numerosi ruscelli sono le attenzioni basiche per raggiungere la meta. Il breve tempo di percorrenza e la non grandissima difficolta’ fanno si che questo sia uno dei piu’ ambiti sentieri al mondo.
Un lungo cordone umano a mo’ di processione sale al campo base per ammirare il tramonto e l’alba successiva, personalmente se avessi saputo di quanta gente avrei incontrato non sarei venuto. I lodge sono sporchino e sempre strapieni, il mangiare non e’ il massimo ma, ci puo’stare, in fondo sono poi solo quattro giorni e lo spettacolo dell’alba nell’anfiteatro e’ pauroso: da sinistra a destra il massiccio dell’Annapurna sud (7.219), Annapurna 1 (8,091),
domenica 25 settembre 2011
ISOLA DI GIAVA
TOUR DEI VULCANI
Continuando il mio viaggio sono"approdato"nell'isola di Bali in Indonesia; sono ospite di un'amico che vive qua da nove anni, dopo tre mesi d'India del nord, ho la sensazione di essere un paradiso, negozi e ristoranti di ogni sorta, mare, spiaggia, civilta' insomma, di tutto di piu'.Ho deciso di fermarmi un paio di mesi ma la vita di spiaggia non e' mai stata il mio forte, dunque perche' non affittare una moto e partire per la vicina isola di Giava ricca di vulcani ancora attivi per un po di trekking? Dopo aver risalito tutta l'isola di Bali e traghettato su Giava faccio tappa sul primo dei tre vulcani che visitero': l'Ijen Kwan, famosissimo per essere una tra le piu' grandi solfatare al mondo. In effetti sono stato scioccato dall'umiliante lavoro di queste povere persone che, per la somma di tre euri a giro portano sulle spalle negli appositi bilanceri un peso medio di 75 kg; giro vuol dire un'ora di cammino dal villaggio al cratere poi un'altra mezz'ora fino a raggiungere la solfatara, carico e ritorno a valle in un paio d'ore!!! I poveracci la maggior parte delle volte non calzano scarpe, al limite delle infradito; nella solfatara le Il vulcano ha un grosso lago all'interno e la sua acqua e' di un color turchese chiaro, il colore della roccia varia dal giallo all'arancio, al nero della pietra lavica facendo cosi' un contrasto favoloso con l'azzurro del cielo ma, sfortunatamente l'ho solo potuto vedere di sfuggita perche' si e' alzato un bel nebbione e relativa pioggerellina. Continuando il viaggio a poca distanza ho potuto visitare il vulcano Bromo; viene pubblicizzato tantissimo e pensavo di avere davanti ai miei occhi uno spettacolo favoloso, invece.....l'alba la si puo' vedere da una collina sovrastante ma il piu' delle persone la raggiunge facilmente con quindici minuti di jeep, mentre io mi son fatto un'ora abbondante di marcia; comunque sia la visione tutto sommato non e' stata male. Il delirio e' cominciato quando mi sono mosso per andare sul cratere camminando sulla piana di sabbia finissima nera, una massa assurda di persone autotrasportate dalle varie agenzie si riversava sulla vasta pianura. La mia andatura sulla sabbia era lenta e quando ho raggiunto il bordo cratere ero quasi da solo e in tutta tranquillita' ho potuto scattare buone fotografie. Per quel che riguarda la visita e conseguente trek al terzo vulcano, sua maesta' "Merapi", si trova al centro dell'isola; la sua ultima disastrosa eruzione risale al dicembre scorso, l'eruzione ha bruciato ben 17 villaggi nell'area est, 120 persone morte e bruciato migliaia di ettari di foresta pluviale; attualmente sta ancora sonnicchiando e il trek e' limitato all'area sicura. I fumi emanati dal vulcano e la persistente nebbia han fatto si che nei due giorni di trek non si abbia avuto la visione completa della montagna (2911mt), peccato, e' stato comunque un bel cammino tra la foresta pluviale bruciata, i villaggi distutti e la visione dell'unico animale scampato al disastro il puma indonesiano!!! Rientrato al paese di partenza del trek (Kuliurang) tranquillo e rilassante mi son fermato tre giorni usandolo come base per la visita al tempio di Borobudur che distava solamente 80 km. Famosissimo per essere il tempio buddista piu' grande in Asia, vecchio di 1200 anni, la sua costruzione e' uno spettacolo folgorante; sito sponsorizzato dall'Unesco, lo stupa e' stato costruito in pietra lavica e consiste in sei piani piramidali raffiguranti la vita del Buddha con numerose nicchie di preghiere, il settimo piano e' formato da 72 statue di Buddha in diverse posizione di meditazione tutte ingabbiate, solamente alcune aperte per bella mostra ai turisti ma, non accessibili al pubblico, da li si ha la visione dell'ottavo ed ultimo piano formato dal classicissimo stupa sferico simboleggiante il nirvana. Avrei dovuto far visita anche al tempio induista di Prambanam ma il pessimo tempo e la pioggia me l'hanno impedito; rientro a Bali facendo una strada diversa che all'andata, mi dirigo verso la costa sud evitando il traffico dell'arteria centrale, gustandomi paesaggi gradevoli di campagna, oppure di costa selvaggia fermandomi in villaggi davvero caratteristici e facendo d'attrazione essendo l'unico "bianco" da quelle parti. Ottimo come sempre il mangiare, buono anche il caffe' locale vizati poi da un bel bagno in mare e dalla visione di stupendi tramonti; rientro a Bali dopo aver percorso piu' di 1200 km avendo buoni ricordi di questo viaggio.
mercoledì 10 agosto 2011
Nei miei progetti avevo in programma come secondo trek, quello dello Zanskar, nella parte ovest del paese che mi avrebbe portato da Lamayuru a Darcha nel confinante stato dell’Himachal in tre settimane; per una questione organizzativa ho dovuto ridurre il viaggio a due settimane, la partenza sara’ sempre la solita ma mi fermero’ a Padum la capitale dello Zanskar poi da li rienterro’ in Leh in bus via Kargil. Partiro’ con un gruppo di sei olandesi simpatici e pazzi, ma soprattutto molto giovanili eta’ media loro sessanta per cui io saro’ il piu’ giovane! Alla partenza 14 cavalli, la guida e sei persone al seguito, l’agenzia fornisce tutto dalle tende ai materassini al sacco a pelo, incluso tutti i pasti e le bevande. Ricco della precedente esperienza in caso di riserva d’energie parto con alcuni viveri di sostegno quali albicocche secche, mele disidratate, uvetta secca mista a noci e mandorle e delle tavolette di cioccolata amara. Questo trekking rispetto al precedente e’ piu’ ricco di passi da valicare ma con quote non altissime (max 5.030 mt) di media si cammina intorno ai 4.100/42000 mt d’altitudine; la flora e’ decisamente ricca: ginepro, arnica, stelle alpine, saleggia, rosa selvatica himalayana e moltissime altre specie che non conosco. Anche la fauna e’ interessante: marmotte a iosa, visto l’altitudine e i ricchi pascoli tantissimi yak, pecore, capre e cavalli; per ben due volte c’e capitato di vedere l’aquila reale elegante e maestosa davvero una bella fortuna.Tutti i villaggi che incontriamo sulla nostra strada sono abbastanza grossini, in genere siti sempre vicino a corsi d’acqua che, incanalata con un’ingenioso sistema viene usata per irrigare i campi. Ogni villaggio e’ indipendente, nei quattro mesi estivi producono grano, orzo, lenticchie, piccoli fagioli neri che serviranno come sussistenza invernale, per ben due volte l’erba per agli animali come foraggio invernale e, tutta la verdura per i mesi estivi quale carote, patate, cavolfiori,sedano rapa etc. In ogni villaggio esiste un monastero, a volte anche con un solo monaco, nei villaggi di Lingshed e Karsha i monasteri sono di proporzioni piu’ grandi e ospitano fino a 130 monaci, sempre negli stessi villaggi ci sono anche monasteri femminili super puliti e gestiti da simpaticissime monache.Durante questo trek le tappe giornaliere sono state di circa venti chilometri, e si cammina per 5/6 ore; il maggior problema e’ sicuramente causato dal caldo, con temperature che arrivano anche a 40 gradi nelle giornate serene; un altro problema e’ stato il vento che soprattutto nel pomeriggio soffiava forte, sollevando fastidiosi polveroni rallentando cosi’ l’andatura. In compenso abbiamo avuto visoni di montagne straordinarie e vallate di colori davvero eccezionali soprattutto al tramonto, quando il sole infuocava la roccia facendo un bellissimo contrasto con l’azzurro del cielo. L’incontro costante con questa popolazione cosi’ povera ma, ricca dentro, gioiosa dignitosa con tradizioni millenarie immutate, il loro quotidiano basato su regole dettate dalla natura con dei valori che noi (purtroppo) abbiamo perso da tempo disposti in qualsiasi momento ad aiutarti donandoti anche anche solo una semplice tazza di the e dei sorrisi mi hanno fatto apprezzare tantissimo questo trekking che, vivamente consiglio a Voi tutti provare come esperienza di vita.
domenica 7 agosto 2011
LEH E DINTORNI
E’ la capitale del Ladakh sita a 3500 mt d’altitudine tra la catena montuosa dello Stock a sud, la Range Ladakh e la valle dell’Indo a nord. Cittadella molto caotica, abbastanza sporca e con un tasso d’inquinamento allarmante strapiena di bar, ristoranti, hotel e guest house; moltissimi i negozi “stagionali” di souvenir quali oggetti religiosi buddisti, tappeti Ladakhi e Kashmiri, gioiellerie di pietre preziose e non, un’infinita’ di agenzie di trekkinkg pronte ad accogliere e vendere i lori prodotti nei mesi tra maggio e settembre a, una moltitudine di turisti indiani e occidentali, per lo piu’ Israeliani, Canadesi e nord Europei, Ma non solo, essendo di religione buddista tibetana la nazione e’ ricchissima di bellissimi Gompa e Stupa disseminati in po ovunque in questa sterminata area montagnosa; alcuni facilmente raggiungibili dall’unica strada che la percorre da nord a sud, altri un po meno perche’ fuori portata di mano. In Leh, sicuramente da vedere il Palace che domina la citta’, lo Tsemo Gompa ove, la veduta e’ mozzafiato cosi’ come la salita! Altri luoghi da non perdere sono lo
Shanti Stupa e il tranquillo Sankar Gompa residenza dell’attuale Lama del Ladakh. e seppur al centro della citta’ il nascosto Chowkhang Gompa. Altrettanto interessante visitare i vari mercati e le polverose viuzze della citta’, macellai, panettieri, artigiani che lavorano oro e argento, oppure, le vecchie signore che in abiti tradizionali vendono verdure appena strappate dagli orti, giovani adolescenti che vendono the ladakho caldo; respirare il profumo degli incensi ovunque accesi, il fetore delle fogne a cielo aperto o il sudore di quest’umanita’ che vive in maniera cosi’ dignitosa lontano dai nostri abituali standard.